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geometria SACRA

MANDALA YANTRA SIMBOLI

ESPANSIONE E LIMITAZIONE
- tratto dal libro "MANDALA, il linguaggio del profondo" di M.Albanese e G.Cella -
Il cerchio:espansione del mandala e dello yantra
12-11-2011

L’altro elemento geometrico costituente lo yantra è il cerchio, espansione del bindu. Il cerchio simboleggia la Coscienza universale, il Principio primo e quando entra in «movimento» rotatorio su se stesso da luogo, a livello gra­fico, alla spirale. A innescare la rotazione è il kama, il «desiderio» che induce l'Uno a polarizzarsi nella coscien­za individuale di «io e l'altro», soggetto/oggetto, e a espandersi nei ritmi dinamici del ciclico emanarsi e dissol­versi del manifesto. Se il desiderio ha portato all'espansio­ne, ha condotto anche alla limitazione: il cerchio infatti circoscrive uno spazio e ha dimensione, a differenza del punto.

 

 

Il desiderio che ha dinamizzato il punto inducendolo a irradiarsi in una forma, l'ha condotto anche ad allonta­narsi da sé. Di nuovo il simbolo della spirale esprime visi­vamente il processo di espansione e allontanamento e quello di concentratone e ritorno al centro in un'unica forma che inoltre evoca potentemente - in sede di medi­tazione — il movimento esplosivo e implosivo.

E ancora ci ritroviamo il paradosso: il cerchio delimita, eppure non ha né inizio né fine: ogni punto sulla sua cir­conferenza può essere entrambe le cose e ogni punto è equidistante dal centro ed è sua proiezione. Inoltre, se lo assimiliamo allo zero - che nelle cifre indiane ricuperate dagli arabi e portate in Occidente è un cerchio —, questi «non conta niente» di per sé, ma dì fatto è l'elemento matematico che permette di estendere all'infinito la possi­bilità di combinazione altrimenti limitata dei numeri da 1 a 9, essendo al tempo stesso il segno grafico che conclude una serie e ne inizia un'altra: 10, 20,100, 1000, eccetera.

Ma allora il cerchio, che è il mondo manifesto perché è l'espansione dell'Uno nel molteplice e la polarizzazione della Coscienza cosmica indivisa nella pluralità delle sin­gole coscienze umane (i punti sulla superficie del cer­chio), rappresenta pure l'inizio senza inizio e la fine senza fine, cioè l'infinito. Pertanto anche lui rimanda al concet­to di vuoto, se ribadiamo la sua connessione con lo zero, quel vuoto che è radice e trascendimelo del pieno.

 

 

 

A seconda del contesto, il cerchio ha diversi livelli di lettura: è l'elemento acqua nel mondo naturale, è la dimen­sione temporalmente e spazialmente limitata del samsara, il ciclo entro cui si dipanano le esistenze degli uomini e del cosmo; ma è al tempo stesso l'irradiarsi del divino desiderio, del kama, che si estrinseca nell'attività della Shakti, l'energia che si proietta fuori dal suo Signore-cen­tro, solo apparentemente staccata e lontana da lui. E la coscienza limitata che sperimenta il pieno per riattingere il vuoto.

Gli emblemi solari delle popolazioni celtiche, i rosoni raggianti delle cattedrali medievali e addirittura la figura del serpente uroboros della tradizione alchemica si ricolle­gano allo stesso sostrato simbolico.

Punto, cerchio, triangolo: è questo il terzo elemento geometrico costitutivo degli yantra. Nell'ambito naturale rappresenta il fuoco; se il suo vertice è rivolto verso il basso, allora è collegato con il femminile e quindi con la Shakti, ma se il vertice è volto in alto, allora simboleggia il principio maschile e quindi il dio Shiva. I lati rimandano alle tre basilari energie che hanno permesso il passaggio dall'Uno al molteplice, dall'immanifesto al manifesto: volontà, conoscenza e azione, gli «strumenti» che la Coscienza assoluta ha adoperato per realizzare l'impulso del kama che l'ha indotta a sdoppiarsi. La base orizzontale rappresenta la stabilità mentre i lati il movimento.

Conclude Io yantra il quadrato, equilibrata struttura di linee perfettamente simmetriche: condensazione, solidità, stabilità sono le qualità che evoca. Tuttavia la figura è stati­ca quando appoggia sulla linea, dinamica quando appog­gia sul vertice e in equilibrio quando è costituita da due quadrali sovrapposti, l'uno sul lato, l'altro sul vertice, che formano una figura a otto punte connessa con le otto direzioni dello spazio,

II quadrato è il sostrato, la base e il piedistallo dello Can­tra poiché rimanda all'elemento Terra, di cui è appunto il simbolo. Disegnato sulla croce costituita dai due assi orizzontale e verticale che indicano i punti cardinali, defini­sce lo spazio umano, terrestre appunto, ma marca nello yantra lo spazio sacro, il diagramma divino, e circoscrive al tempo stesso il campo visivo su cui fare la concentrazione. Le forme a «T» che si protendono laddove idealmente uscirebbero dalla costruzione i bràcci della croce, non sono soltanto indicazioni delle quattro principali direzio­ni dello spazio, ma sono proiezioni del bindu che escono dal perimetro sacro nella struttura delle porte. Sono que­ste i quattro varchi che permettono di entrare nella zona consacrata, di passare da un piano all'altro, di spostarsi dal profano al sacro, dal manifesto all'immanifesto.

 

 

 

L'ultimo elemento che compare nello yantra, e che non è geometrico, è il fiore di loto in genere a otto o dodici petali, numeri solari, oppure a sedici petali, numero luna­re. La simbologia numerica non è comunque fissa e varia da contesto a contesto: ad esempio, gli otto petali possono essere collegabili con i cinque elementi fondamentali costituenti l'universo «fisico» - Terra, Acqua, Fuoco, Aria, Etere - e i tre costituenti l'universo «psichico» - mente, senso dell'io, intelletto, secondo lo schema del Samkhya. Nel mandala, invece, il loto centrale a otto petali può evo­care l'equilibrio del cosmo, essendo l'ottagono la necessa­ria mediazione tra il quadrato, che in tale contesto simbo­leggia la Terra e la «materia», e il cerchio, che rimanda al ciclo e allo spirito. Ma gli abbinamenti simbolici con Totto, soprattutto nel budcihismo, non si esauriscono certo qui.

Il loto, emblema della bellezza perfetta e della prospe­rità, è strettamente connesso con il Sole poiché si apre con il sorgere di questo e chiude i petali al sopraggiunge­re della notte, rimandando al simbolismo deirilluminazione e della conoscenza.

Nella sua associazione con il Sole viene raffiguralo come uri cerchio a otto raggi e per estensione come ruota, entrambe figure «assiali» ove la raggiera e lo sbocciare dei petali indicano la diffusione radiale intorno al centro.

Per la sua forma a coppa il loto evoca anche il concetto di ricettacolo e quindi di elemento femminile, di prakriti, la sostanza primordiale da cui sì evolve l'universo e spesso questo viene rappresentato proprio a forma di fiore di loto, nel centro del quale si eleva il mitico monte Meru, Vaxis mundi.

11 loto rimanda inoltre alla perfezione e alla purezza: mentre le sue radici rimangono affondate nella melma degli stagni, i suoi fiori sbocciano nell'aria pura del cielo. Così dovrebbe fare anche l'uomo: trascendere la sfera umana per attingere quella divina.

 





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