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IL CERVELLO COME OLOGRAMMA
- dal libro "Bohm, la fisica dell'infinito" di Massimo Teodorani -
Il modello olografico di Karl Pibram
29-11-2011

Certamente lo scienziato di altre discipline che ha fornito il maggior supporto al modello olografico di David Bohm è senz'altro il neurofi­siologo  statunitense  Karl  Pribram  dell'Università  di  Stanford.

Lavorando indipendentemente nel campo della ricerca sul cervello, anche Pribram si è persuaso della natura olografica della realtà. Egli è sta­to spinto a sviluppare questo modello, lo stesso che Bohm ha sviluppa­to in fìsica, nello studiare come e dove la memoria è immagazzinata nel cervello. Per decenni moltissimi studi hanno mostrato che piuttosto che essere confinate in una regione particolare, le memorie sembrano lette­ralmente disperse attraverso il cervello. Un enigma nelle neuroscienze è come il cervello codifica le memorie. Il cervello non funziona come l'hard disk di un computer: se ne viene rimossa una parte la memoria non va persa ma va trasferita ad altre regioni. Nel 1960 Pribram si im­battè nel concetto di olografìa e si rese conto dì aver trovato la spiega­zione a quel mistero che i neuroscienziati avevano cercato fino a quel momento. Fu così che Pribram propose un modello olografico per il cervello, in base a una spiegazione teorica di come gli impulsi neurali vengono rivelati e immagazzinati nella superfìcie del cervello. Pribram arrivò infatti alla conclusione che le memorie non sono codificate nei neuroni, o in piccoli raggruppamenti di neuroni, ma in forme di impul­si nervosi che sì incrociano tra loro nell'intero cervello allo stesso modo in cui disegni di interferenza di luce Laser si intersecano nell'intera area di un pezzo di pellicola contenente un'immagine olografica. In altre parole, Pribram giunse alla conclusione che il cervello stesso è un ologramma.

Il modello olografico di Pribram è in grado di spiegare an­che come il cervello è in grado di tradurre la valanga di frequenze che riceve attraverso i sensi (frequenze di luce, frequenze sonore, e così via) nel mondo concreto delle nostre percezioni. Codificare e decodifi­care frequenze è esattamente quello che fa un ologramma. Proprio co­me un ologramma funziona come una sorta di "lente", una specie di si­stema di traduzione in grado di convertire un ammasso di frequenze apparentemente senza significato in un'immagine coerente, Pribram ri­tiene che il cervello funzioni allo stesso modo e usi principi olografici per convertire matematicamente le frequenze che riceve attraverso i sensi nel mondo interno delle nostre percezioni. Sicuramente il model­lo di Pribram ha ricevuto più supporto tra i neurofìsiologi di quanto ne abbia avuto il modello di Bohm tra i fisici.

 

Ma Pribram, oltre a tratta­re lo stesso modello olografico di Bohm, ne spiega in dettaglio alcu­ni aspetti. Sicuramente l'aspetto più sorprendente del modello olo­grafico cerebrale di Pribram è quando esso viene messo assieme alla teoria di Bohm. Se la concretezza del mondo non è altro che una real­tà secondaria e ciò che accade è effettivamente un'apparenza confu­sa di frequenze, e se il cervello è anche un ologramma che seleziona alcune di queste frequenze da questa massa di frequenze e le trasfor­ma matematicamente in percezioni sensorie, allora cosa resta della realtà obiettiva? Essa cessa di esistere. Ciò ricorda un pò quello che dicono le religioni orientali quando asseriscono che, sotto il nome di Maya, il mondo materiale è solo un'illusione, sebbene noi si possa pensare di essere esseri fisici che si muovono attraverso il mondo fisi­co. Anche questa è un'illusione. E allora noi non siamo altro che "ri­cevitori" che fluttuano in un caleidoscopio di frequenze, e ciò che esimiamo da questo mare di informazione e che trasformiamo nella realtà fisica di tutti i giorni non è altro che un canale tra i molti che possono essere estratti da un super-ologramma. Forse è lo stesso siste­ma culturale in cui siamo immersi, un sistema che spesso ci rende cie­chi in merito a metodi alternativi di percepire la realtà, a spingerci a scegliere un canale preferenziale. Per cui la percezione-decodifica di un particolare canale di informazione, potrebbe dipendere da un nostro atto intenzionale vincolato dai condizionamenti sociali. Ma se questo atto intenzionale si orientasse in altra direzione che informazio­ne decodificherebbe il nostro cervello?

 

 

Qui potrete trovare un approfondimento sull'argomento

http://www.astronavepegasus.it/joomla/index.php?option=com_content&view=article&id=1697:karl-pribram-il-modello-olografico-del-cervello&catid=47:teorie-e-ipotesi&Itemid=60

 





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