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Castel del Monte, dimora del Graal
- articolo di Luca Leonello Rimbotti -
28-11-2011

Appare improvvisamente in fondo alla strada rettilinea: ulivi e sole introducono alla vista della corona di pietra che si erge alta su uno sperone. Le Murge, un tempo ricche di foreste, oggi sono riarsa pianura su cui svetta il solare monolite di Castel del Monte.

 

Castello, si dice. Ma davvero uno strano castello. Non ha spalti, non ha merlature o camminamenti. È un blocco ottagonale, rinserrato da otto torrioni anch’essi ottagonali. E il numero otto è la base fisica e metafisica di questo poderoso monumento all’inaccessibile.

 

Cosmo Intini, S. Maria del Graal. Fondamenti simbolico sacrali di Castel del Monte L’imperatore Federico II lo fece costruire intorno al 1240, ma probabilmente non vi entrò mai. E questo contribuisce ad ammantare l’edificio di un’ulteriore aura di mistero. Non sappiamo neppure quale doveva essere la sua funzione. Casino di caccia? Troppo grande. Fortezza? Ma è privo di aperture atte al combattimento difensivo. Residenza imperiale? Non possiede vaste corti interne, cantine, stalle, alloggiamenti. Maniero di rappresentanza? Troppo spoglio, spartano, le stanze sono strette, inadatte. Del palazzo ha le finestre gotiche, ma non l’agio dei saloni e delle scalinate. Forse allora un edificio metafisico? L’imperatore filosofo avrebbe dunque costruito nella cuore della Puglia, lui che veniva chiamato Puer Apuliae, la rappresentazione in pietra della sua concezione sacrale del potere?

 

Questa, che è una delle interpretazioni più plausibili, si fonda in effetti sulla considerazione che Castel del Monte sorge innanzi tutto su uno spazio geomantico. Un luogo di apertura magica del suolo, dove non a caso una volta sorgeva un tempio pagano: magnetismi tellurici ai quali gli antichi costruttori di edifici simbolici erano attentissimi.

 

Ernst H. Kantorowicz, Federico II imperatore L’enigmatica sacralità di Castel del Monte è la sua cifra più profonda. Non per nulla è stato associato alla tradizione sapienziale: dimora del Graal, addirittura. La sua collocazione sulla via dell’Oriente, il suo nome in antico associato a quello di Maria e per estensione alla figura femminile di Sophia, la Donna filosofica dei Fedeli d’Amore, la presenza nella pavimentazione di tracce di mosaico col sigillo di Salomone e di un Bafometto sull’architrave di una sala interna: sono tutti segni che avvicinano questo castrum alla cultura templare. Tanto che alcuni studiosi hanno ipotizzato che tra quelle mura si compissero esperimenti di magia alchemica, dato che vi sono camini troppo piccoli per funzionare da riscaldamento, ma giusti per servire da bacino d’infusione. La sua collocazione geografica, poi, avrebbe dirette rispondenze astrali e l’intera sua dislocazione rivelerebbe una concezione numerosofica, basata cioè sulla magia dei numeri.

 

In effetti, siamo di fronte a un’architettura evidentemente sacra. Una gemma ottagonale, in cui il numero otto – simbolo dell’uomo e dell’infinito, a indicare la rispondenza tra il cielo (cerchio) e la terra (quadrato) – si ripete con puntualità ossessiva nel numero dei lati del castello, nel numero dei torrioni, delle stanze del piano inferiore e del superiore, nei lati del cortile interno e in quelli della vasca al suo centro, fino nei più minuti dettagli ornamentali, i petali, le foglie, tutti ripetuti otto volte.

 

Michel Pastoureau, Medioevo simbolico Bisogna ricordare che la cultura matematica medievale era intrisa di magismo e astrologia: e Federico teneva a corte, tra sapienti di ogni provenienza, anche illustri dotti dell’epoca, tra i quali un Leonardo Fibonacci, il maggiore matematico del Medioevo, oppure un Michele Scoto, figura di erudito e astrologo aristotelico, profeta e alchimista.

 

Che quindi a Castel del Monte convergano simbologie tradizionali, allegorie e metafore sapienziali, non desta meraviglia. Alcuni autori hanno ricordato che, nella sua disposizione architettonica, Castel del Monte ricorda molto da vicino altri edifici eretti come simbologie del potere regale, quali ad esempio il castello westfalico di Wewelsburg, eretto nella forma atipica di punta di lancia su un arcaico sito pagano, o San Vitale a Ravenna o la cappella palatina di Aquisgrana, capitale imperiale. Oppure, ancora, si è fatto notare che lo stesso disegno a massa geometrica della fortezza pugliese ricorda la corona imperiale ottoniana – ottagonale anch’essa – conservata nella Hofburg di Vienna e cimelio tra i più prestigiosi della natura sacra del potere medievale.

 

Damien Carraz, L'architettura Medievale in Occidente Questi rimandi sono troppi per essere considerati semplici coincidenze. Dietro ci dev’essere del vero. E noi sappiamo che Federico II, lo Stupor Mundi, fu un sovrano votato come pochi alla devozione per l’Imperium. La regalità non era solo potere politico, ma dignità circonfusa di divino, bagnata coi crismi di una necessità fatale, alla maniera romana antica. Castel del Monte, lungi dall’essere soltanto un eccezionale documento di arte architettonica, è soprattutto uno scrigno che racchiude sapienza tradizionale nostra, è l’idea del potere sacro lavorata col marmo e pietrificata una volta per tutte. Qualcosa dunque di eterno, che va oltre le epoche.

 

Il vecchio storico tedesco Ferdinand Gregorovius, che visitò Castel del Monte nel 1875, aggirandosi a cavallo per quelle terre ancora immerse nella solitudine e nel fascino intatto dell’evocazione, scrisse che “a me, a vederlo col sole declinante accendersi di porpora e d’oro, apparve appunto così, come la corona imperiale degli Hohenstaufen che si posasse sul magnifico paese”. Inoltratosi poi tra quelle mura silenziose, appena sfiorate dal sussurro del vento che saliva dalla piana, Gregorovius entrò in una delle piccole camere a volta che sorgono all’interno delle torri, e rimase allibito da una scoperta che gli apparve fantastica: “Nella feritoia di una di esse trovai tre uova di uccello di color rosso, più grosse di quelle di colombo. Il giubilo che provai per questo ritrovamento fu grande: le uova erano di falcone. L’uccello di rapina che venne quivi a deporle, discendeva indubbiamente in linea retta da uno de’ nobili falchi di Federico II…”.

 

Marinus Gout, Il simbolismo nelle cattedrali medievali Straordinarie rivelazioni come questa appaiono soltanto in luoghi sovraccarichi di destino. E Castel del Monte è stato visto anche come un tempio solare, costruito in modo che la luce del sole nei solstizi formi un rettangolo, divina proporzione, racchiudente il numero d’oro della sezione aurea, secondo progressioni geometriche tradizionali: le stesse, ad esempio, che furono alla base della costruzione del Theseion o del Partenone di Atene.

 

Castel del Monte è assai più di un castello suggestivo. È un forziere monolitico che racchiude in un unico spazio il sapere metafisico e la simbologia del potere. La nostra civiltà riassunta in un simbolo di pietra..





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