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geometria SACRA

MANDALA YANTRA SIMBOLI

ELICA E SPIRALE: TESTIMONI DI UN LINGUAGGIO ALCHIMICO
- articolo tratto dalla rivista "HERA" scritto da Emanuele Franz -
Un punto di vista innovativo sull'elica e sulla spirale
12-11-2011

Il libro da Elica. Le basi esoteriche della prospettiva , affronta da un punto di vista innovativo i temi della elica e della spirale come i codici  di un linguaggio universale. "Fin dalle prime pagine del libro l'approccio metodologico che  traspare è quello interdisciplinare. La trattazione verte a una unità del sapere  senza voler escludere né l'osservazione naturalistica né la saggezza raggiunta  dagli antichi circa i simboli millenari trattati. Modus operandi della ricerca della verità è quello di partire dalla tabula rasa, abolendo ogni pre­giudizio e conoscenza a priori, per cercare, nella Natura, le risposte cui ambi­sce l'onesto ricercatore. Molto eloquente in que­sto proposito è la bel­lissima immagine di copertina, tratta dal trattato alchemico del 1618     di Micheal Maier, Atalanta Fugiens, che racchiude sotto la forma di decine di emblemi esoterici la saggezza del sapere ermeti­co.

L'immagine di copertina è l'emblema 42 e rappresenta il Filosofo che nell'oscu­rità della notte segue le orme della natura nel suo cammino dì ricerca a testimonianza che la madre natura ha già in se tutte le ri­sposte ora visìbili ora celate all'occhio dei mortali. Da sempre l'Uomo nella natura ha scorto che essa si serve, nei suoi linguaggi, di codici universali e onnipresenti. Ne è un indizio la realtà della sezione aurea, rappor­to matematico che trova cittadinanza in moltissime manifestazioni naturalistiche, biologiche e astronomiche oltre a essere uno dei fattori determinanti della sensazio­ne di bellezza che i sensi umani percepi­scono in ciò che è armonico. Serie numeri­che, forme geometriche e canoni ricorrenti si reiterano nei luoghi più disparati e nelle strutture più distanti fra loro a enunciarci che la vita e l'universo sono sì poliedrici e multiformi ma sottendono a un unico dise­gno che gli antichi battezzarono con il no­me di Logos.

Elica e spirale sono forme di questo lin­guaggio che tacciano inevitabilmente i se­gni e le vestigia di un operare che si rende manifesto ma che guida all'immanifesto. Chiarite le doverose questioni di metodo si possono dunque affrontare con un'indagine comparata dei luoghi, fisici e spirituali, do­ve elica e spirale fanno la loro comparsa. Elica e spirale sono fra i simboli più antichi rinvenuti dagli storici ed alcune dì queste rappresentazioni risalgono fino al paleoliti­co. Ad esempio, la celebre placca in avorio siberiana riconducibile a 24.000 anni avan­ti Cristo, ma anche a Gibilterra, nella grot­ta di La Pileta, abbiamo spirali del 13.000 avanti Cristo e molto significative sono quelle delle grotte dì Djerat ( in Algeria) da­tabili 6.000 avanti cristo. In diverse mitolo­gie e religioni questo simbolo fa la sua comparsa nel mondo del sacro a partire dal­la triplice spirale Euruidica, la Croce uncinata nordica, lo svastika indiano e Buddista e il simbolo del Tao, che è un’elica delle più rappresentative. Per passare al mondo della natura segni di elica e spirale sì ritro­vano negli uragani, nelle corna degli ani­mali, nella forma delle galassie, nelle con­chiglie, nel processo di crescita delle foglie degli alberi, come nella doppia elica del dna, nella forma esterna e interna dell'orec­chio umano, nelle impronte digitali e in svariati altri esempi. Perché dunque la na­tura adotta l'elica, la spirale, e non altre for­me di espressione? Qual’è il simbolismo occulto sottaciuto nella spirale e come esso può disvelarci i misteri della vita? Perché popoli distanti, culture nel tempo e nello spazio autonome, sono giunte al medesimo simbolo per esprimere il sacro?

 

il messaggio simbolico

 

Il testo prosegue dell'indagine proponendo una via interpretariva singolare. Dai diversi campi di manifestazione di questi sìmboli l'autore ne trae che essi sono legati nella maggior parte dei casi, se non in tutti, alla dìade spazio/tempo/luce/suono. Già il termine elica,  etimologicarnente, è un indizio dicace di tale intuizione. Elica deriva infatti dal greco Héliks che significa “spira", "spirare"', in altre parole soffiare. La matri­ce linguistica del simbolo è legata al volati­le, allo pneuma degli antichi che, dal punto di vista simbolico, è ingenito e correlato al­le virtù alchemiche dell'aeriforme in gene­re, al simbolismo di Giove come pianeta espansivo e dilatante. Si osservi che l'elica è indispensabile al vo­lo. I semi di certe piante sono a forma di eli­ca e ciò consente alla pianta di estendersi con l'aria in spazi più lontani. Aria, mente, estensione sono anche vibrazione e suono, ascolto. L'aria produce il suono e scopria­mo che la parte esterna dell'orecchio si chiama elice, ed è una forma stilizzata di spirale, e la componente interna dell'orec­chio, che permette l'udito, detta coclea, è una spirale. Indispensabile al suono nella materia la spirale diventa una condizione si ne qua non anche nell'etere. Le onde sono­re infatti sono delle onde composte da eli­che. La luce, come espressione binaria del­l'aria, è anch'essa potenza della spirale, si pensi all'occhio di Horus egizio, a spirale, o alle forme a spirale che gli insetti e gli uc­celli adottano nel loro cammino verso la lu­ce. Il duplice rapporto luce/suono/spazio­/tempo viene gradualmente ricondotto a un simbolismo che trascende i campi della sua manifestazione ma che sussiste indipen­dentemente dal mondo fisico. Se Giove riconduce a se tutto il piano del mentale, dell'aeriforme, dell'estensione e dilatazione, alla stessa stregua Saturno chiama seco la contrazione, il ritiro, il tempo, il Crono degli antichi. Non un caso che dalla tradizione alchernica Crono sia stato associato all'orecchio destro che, come accen­nato, esiste in virtù della morfologia della spirale. Tut­to gradualmente viene, prose­guendo la lettura del libro, a disvelare un simbolismo più nascosto e trascendente. Il mito greco di Giove e Crono racchiude un profondo simbolismo molto affine ai modi di espressione e alle forze messe in gioco da elica e spirale. Giove e Saturno, come simboli metafisici, matrici di una struttura inevitabilmente più alta, sono ricondotti al­ia duplicità di forze messe in gioco nella spirale, e ancora, un'analisi del simbolismo alchemico mette in evidenza che anche dal punto di vista geometrico ed ermetico, il simbolo dell'elica si possa edurre dai grafe­mi di Giove e Saturno. La saggezza degli antichi Maestri non impiegò a caso i sim­boli nelle loro geometrie ne è un esempio l'accostamento tra il simbolo di Saturno (la croce con la mezzaluna in basso a destra) e il simbolo di Giove ( la croce con la mez­zaluna in alto a sinistra) che uniti restitui­scono esattamente il simbolo di un'elica.

 

I maestri deila Trasmutazione

 

Trovato il nesso fra spirale e scienza erme­tica è possibile sottolineare 1' importanza, at­tribuita alla spirale da illustri alchimisti del passato: da J. Dee ad A. Kircher. Da secoli i maestri della trasmutazione alchemica dei metalli, che poi altro non è questa che una for­ma traslitterata di una più autentica mutazione psichica dell'intcriore, hanno paragonato la spi­rale al processo circolare di purificazione dei metalli, dal piombo all'oro, come co­stante perfezionamento dell'Io. Constatata la radice trascendente del sim­bolo ermetico l'attenzione volge alla parte più intima dell'alchimia affrontando quello che cela il mistero di Saturno e la fase al­chemica a lui correlata: la trasmutazione dei metalli per opera della Nigredo od Ope­ra al Nero.

Con innovative interpretazioni dei simboli ermetici e si possono analizzare i processi dell'alchimia sotto una prospettiva innova­tiva. Affrontando autori come Basilio Valentino, Paracelso, e Valentin Andrea, il Liber Mutus e Michael Maier il De Elica giunge così a una sottile provocazione: che il piombo sia più nobile dell'Oro. Vaglian­do il significato simbolico dei rituali anti­chi, come i Saturnali dell'antica Roma e le celebrazioni del Sol Invictus la tesi di fon­do sostenuta dopo questa analisi è che il piombo, essendo espressione del tempo, della terra, del peso di saturno, del mondo Ctonio, non può porsi, da un punto di vista spirituale, in contrapposizione con l'Oro, con l'espansione di Giove, con la nobiltà dei mondi uranici. Questa contrapposizio­ne duale fra il cielo e gli inferi, fra la gioia e il dolore, fra il moto dell'ascesa e della discesa, non può essere che puramente dia­lettica poiché nella loro intima essenza so­no l'uno il derivato dell'altro, come Giove nacque da Crono così le vette sorgono da­gli abissi e alla stessa stregua piombo ed oro sono due nomi di un'unica realtà rap­presentata da quella che il libro suole chia­mare ''elica alchemica", un "geroglifico spagirico che non ha nulla a che vedere con l'elica conosciuta". La natura duale funge da matrice alla spirale visibile e si commuta nella natura di monade, di unità, nella elica alchemica, lo scopo ultimo del­l'uomo diviene il raggiungimento di quel­la unità degli opposti, o conjuctio oppositorium, nella sua massima espressione che è l'Androgino mistico ulteriore. In conclu­sione «La spirale illude (in-ludo, nel gio­co). Ha conservato in se stessa il potere di confondere, di giocare, di trarre in ingan­no, di far credere vera una cosa che non è. La spirale mostra ciò che non è e nascon­de ciò che è. Gioca su un aspetto fonda­mentale: quello dell'ambiguità. Soverchia: nomina il maschio femmina e la femmina maschio, fa credere alto ciò che è basso e basso ciò che è alto. Sostituisce: fa fare al piombo ciò che di natura farebbe Varo. L'elica alchemica è la terribile intuizione che ebbe il greco deificando la Metis e che sconvolse ed elevò gli indiani ponendo il velo di Maya come la verità assoluta e definitiva dell'u­niverso. L'elica alchemica ci denuncia una ed una sola verità assoluta e definitiva: tutto l'universo è fittilo, è un gioco di specchi, è com­posto dì sogni, lo spazio e il tempo che lo compongono non sono”.





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